Conferenze/Masterclass | Giulia Carluccio

Il ciclo di incontri, curato da Stefano de Martino e Gianluca Cuniberti, è dedicato a quattro personaggi femminili della storia entrati nell’immaginario condiviso anche grazie alle narrazioni che la musica, la letteratura e le arti ne hanno fatto. Straniere, costrette a imparare lingue nuove, capaci di adattarsi a contesti altri, le quattro donne – in diverse epoche e in diversi paesi – hanno rivestito, spesso loro malgrado, ruoli di rilevante peso politico trasformandosi talora in pedine nelle mani degli uomini, talaltra assumendo una grande rilevanza nella gestione degli equilibri di potere.

Alberto Rizzuti – Prima di Aida: indigeni amazzonici e coloni portoghesi a confronto

Prima di Aida: indigeni amazzonici e coloni portoghesi a confronto. Una lettura antropologico-musicale del Guarany di Antônio Carlos Gomes. La conferenza con ascolti è a cura di Alberto Rizzuti. 

L’esame delle fonti letterarie e musicali è il punto di partenza per un’indagine che, sgusciando fra arti, miti e bassa gastronomia, getta una luce sghemba su genesi e fortuna del Guarany, opera-ballo del compositore brasiliano Antônio Carlos Gomes rappresentata al Teatro alla Scala il 19 marzo 1870, poco meno di due anni prima che vi andasse in scena Aida. Gli studi di Alfred Métraux e Isabelle Combès sul cannibalismo Tupinamba e quelli di William E. Arens e Francesco Remotti sui rapporti insospettabilmente stretti fra antropofagia e antropologia sono i solventi impiegati per estrarre da un lavoro spesso liquidato come un grosso polpettone diversi inquietanti sottintesi culturali. L’equilibrio del Guarani, il romanzo epico del grande scrittore brasiliano José Martiniano de Alencar che costituisce la fonte letteraria del lavoro di Gomes, cedette inesorabilmente il passo a un’opera di concezione eurocentrica e giustificazionista. La drammaturgia salvifica del Guarany illude infatti lo spettatore insegnandogli che nel Bene (i bianchi) si nasconde il Male (il bianco cattivo), così come nel Male (gli indios) si nasconde il Bene (l’indio buono). Lungi dal denotare saggezza, la relativizzazione di Bene e Male rivela in chi la pratica una miopia affatto colpevole. Lusso perverso nel secol stolto, la rinuncia al potere critico è infatti spia della sola cosa di cui neppure un genio come Musil riuscì a dare definizione: l’imbecillità.

Stefano Leoni, Andrea Malvano | Lezione-concerto “L’esotismo in musica”.

Turcherie, esotismi, buffe caricature delle culture distanti hanno spesso animato il pensiero musicale dei compositori. Non era mai una ricerca autentica nel museo a cielo aperto del folklore extra-europeo, ma un allineamento a una serie di convenzioni formali, ritmiche, timbriche alle quali si era deciso di affidare il ritratto della diversità.

 

Il Ratto dal serraglio (1782) di Mozart aveva fatto scuola, raccontando un oriente favoloso, fatto di stramberie e di una comicità surreale che permetteva molte sperimentazioni. La traduzione in francese delle Mille e una notte prima (1711), le Lettere persiane di Montesquieu dopo (1721) avevano favorito la proliferazione di soggetti spesso giocati attorno al tema del serraglio, della donna segregata in cerca di salvatori rigorosamente occidentali, o di ragazze europee finite incidentalmente nell’harem di qualche pascià tanto brutale quanto facile da raggirare. L’esotismo dei vari Tamerlano, Montezuma e Gengis Khan non andava oltre l’eccentricità dei costumi e il fasto delle scene; e al di là di poche pennellate di colore, piccole deviazioni dalla grammatica melodica mitteleuropea, tutto si risolveva in una risata grossolana nei confronti di un’alterità osservata con un malizioso sguardo di superiorità. Ma nel corso dei secoli l’atteggiamento si è trasformato offrendo tante letture differenti dell’alterità, che spaziano dalla ricerca antropologica alla rappresentazione surreale e giocosa delle culture remote.

 

La lezione-concerto si propone di fare una panoramica attraverso queste differenti manifestazioni dell’esotismo musicale. Le esecuzioni musicali sono affidate ad allievi e allieve del Conservatorio ‘G. Verdi’ di Torino, grazie alla collaborazione delle scuole di Assieme di fiati (Francesca Odling), canto (Silvana SilbanoDoina Dinu) e pianoforte (Valeria De Bernardi). Introducono e commentano il programma i musicologi Andrea Malvano e Stefano Leoni.

Paolo Gep Cucco | Masterlclass: Aida 4.0 Da Sydney all’Arena

Bellezza, narrazione, crossmedialità sono le parole chiave del lavoro di D-wok che ibrida diversi linguaggi per raccontare storie che decifrano il passato, vivono il presente e si proiettano verso il futuro. Progettando esperienze che mescolano reale e virtuale, il lavoro di D-wok unisce arte e tecnologia, artigianato e innovazione realizzando nuove forme di espressione artistica in cui confluiscono ispirazioni che arrivano dal teatro, dalla musica e dal cinema. In particolare, nel caso dell’opera lirica, l’uso della tecnologia consente di pensare un nuovo modo di guardare a questa tradizione nel pieno rispetto della partitura, dei personaggi e del libretto utilizzando le immagini per cercare di esaltare le emozioni che questi elementi trasmettono.
In un’opera tutto deve concorrere a creare un perfetto equilibrio tra musica, storia e immagini ed è proprio in questa direzione che si muove il lavoro visionario, rivoluzionario e innovativo di Paolo Gep Cucco e D-wok.

La masterclass è organizzata in collaborazione con Opera Project, Progetto A.R.I.E. e Università di Catania.